Crossing the bridge
Da Fatih Akin, regista dell'ottimo La Sposa Turca e del delizioso Im Juli, arriva una nuova interessante pellicola chiamata Crossing the bridge - The sound of Istanbul. Si tratta di un documentario incentrato su un viaggio di Alexander Hacke (Einstürzende Neubauten) ad Istanbul alla scoperta della scena musicale turca.
Le immagini sono anche un'ottima scusa per analizzare la vita nella metropoli turca, la sua storia, le tensioni, i problemi e le ambizioni del suo popolo. Istanbul è giustamente il punto di incontro tra due continenti: gli artisti più interessanti sono proprio quelli che, coscienti di questo stato di cose, propongono un originale melange tra suoni occidentali e tradizione. Non solo gli artisti underground sono ritratti nel film: Hacke intervista anche le vecchie star che, come accadeva negli anni '60 in Italia, spopolavano tanto nella musica che nel cinema.
Il momento musicalmente più emozionante è stato quando un'artista curda (purtroppo non ricordo il nome) si è esibita in un vecchio Hammam (bagno turco) dall'acustica eccezionale: una voce incredibilmente emozionante accompagnata da due strumenti a corda (uno suonato da lei stessa). Se avete amato i Dead Can Dance e le loro incursioni nelle tradizioni mediorientali non potrete rimanere indifferenti alla sua splendida canzone. Interessante è stato anche ascoltare le sue considerazioni riguardo alla cultura curda, oggi apparentemente più tollerata dalle autorità turche. Fino ad una decina di anni fa era previsto l'arresto per chi parlava in pubblico il curdo o anche per chi aveva con sé dei dischi di artisti curdi (anche un turista francese passo dei bei guai per questo). L'ambizione del governo di Ankara di entrare in Europa ha fortunatamente fatto allentare il giogo della repressione verso questa cultura, sebbene la situazione sia ancora tutt'altro che rosea.
Hacke ha dimostrato di essere un autentico personaggio: era buffissimo nel muoversi fra i vicoletti di Istanbul con la sua aria dinoccolata; altrettanto buffo era vedere il suo entusiasmo genuino durante le registrazioni degli artisti qui mostrati. Da vero "uomo di musica" non si è mai sottratto dal fare delle Jam session con musicisti a lui diversissimi per storia e formazione musicale. In breve: un vero ganzo.
Per quanto riguarda la musica, beh, diciamo che, a parte la cantante curda summenzionata e un paio di altre band (ottima quella degli artisti di strada, con un'aria da iper-tossici però) non mi trasferirei a Istanbul oggi stesso. Buffo però constatare che la lingua turca è davvero adattissima all'hip hop (molto meglio del francese e, soprattutto, del tedesco!).
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